SATTA: Dove non arrivano le cavallette sono arrivati i cinghiali, quest’anno parlare di disastro non è eccessivo. A mia memoria non si sono mai visti danni così estesi su intere produzioni.

AOB San Michele (fonte: https://www.aobrotzu.it)
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Nonn si tratta più di un caso isolato o di un fenomeno transitorio e imprevedibile quello legato al soprannumero dei cinghiali, una vera e propria emergenza nazionale da cui la Sardegna non è rimasta indenne. Questa volta a gridare la propria disperazione sono gli agricoltori sardi che producono grano nelle stesse terre che un tempo erano considerate il granaio dell’impero romano per la qualità e quantità del grano prodotto nelle distese collinari che sovrastano il mare e nelle interminabili piane dell’entroterra. Oggi le coltivazioni non sono estese come quelle di una volta ma si parla comunque di migliaia di ettari seminati, il cui prodotto finale, però, in parte non potrà essere raccolto a causa dell’attività incontrollata dei cinghiali.

Quest’anno, infatti, molto più che in passato, i cinghiali si sono accaniti sui terreni coltivati, smuovendo il terreno seminato, e hanno mandato in malora intere produzioni in tutta la Sardegna. A denunciare gli ingenti danni è l’on. Gian Franco Satta dei Progressisti attraverso un’interrogazione presentata in Consiglio regionale con la quale chiede al Presidente Solinas, all’Assessora dell’ Agricoltura e a quello dell’Ambiente, se non ritengano necessario affrontare seriamente il problema del sovrannumero dei cinghiali e, soprattutto, di valutare la possibilità di introdurre degli indennizzi a compensazione delle perdite subite da centinaia di agricoltori.

Dove non arrivano le cavallette sono arrivati i cinghiali” dichiara Satta, anche in qualità di vice presidente della Commissione Attività Produttive, “quest’anno parlare di disastro non è eccessivo. A mia memoria non si sono mai visti danni così estesi su intere produzioni. Parlo ad esempio dell’Anglona, territorio che conosco meglio di altri, ma in generale di tutta la Sardegna. Quelli estivi sono sempre stati dei mesi di festa perché in concomitanza con le trebbiature ci si incontrava tra colleghi per festeggiare il raccolto. Quest’anno, invece, gli agricoltori si dovranno incontrare per stimare i danni subiti, sostituendo l’allegria con la disperazione annunciata per i mesi a venire. Peraltro, anche chi ha previsto situazioni simili dovute al soprannumero dei cinghiali, che oramai stanno devastando anche i giardini delle abitazioni civili, ha potuto fare ben poco per correre ai ripari poiché le compagnie assicurative, sempre con maggiore frequenza, si rifiutano di assicurare le coltivazioni contro i danni provocati da questi animali. Non si può pretendere che un agricoltore, dopo aver speso ingenti risorse per la semina, affidi la propria attività alla sorte sperando che i cinghiali non arrivino sul proprio appezzamento. Piccoli centri dell’interno, ma non solo, spesso vivono di un’economia prevalentemente agricola e subire perdite di questo tipo è un grosso problema per tutti i settori produttivi. Nei mesi scorsi si è parlato molto di grano, soprattutto a causa della guerra in Ucraina, ma nonostante ciò poco si è fatto per cercare di contenere questa pestilenza. Io stesso nei mesi scorsi ho presentato una proposta di legge per provare a gestire in maniera diversa gli abbattimenti controllati dei cinghiali oltre la stagione venatoria, proprio nel rispetto di quanto disposto nell’ultima legge di stabilità nazionale, ma nonostante sia stata assegnata alla Commissione da due mesi, ancora non si è discusso di niente. A questo punto auspico almeno che la Giunta valuti seriamente la possibilità di prevedere dei ristori a favore delle aziende agricole a parziale compensazione delle perdite subite ma soprattutto che lo faccia con rapidità, coinvolgendo i comuni nella raccolta delle istanze e garantendo tempi certi nell’erogazione delle risorse, altrimenti per molti agricoltori sarà veramente difficile andare avanti.”

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